Recensione

Critica teatrale su "Mandragola"Vai alla home
Rocco Cavalli

La commedia andata in scena al Teatro di Locarno (e replicata il giorno seguente) non necessita di certo presentazioni. La Mandragola di Machiavelli è infatti uno dei capolavori della commedia Cinquecentesca, una storia di così semplice ambientazione e allo stesso modo di complessa trama costruita con un'abile intreccio di passioni, vogliosi desideri e incurabili difetti dei personaggi che si trovano, gettati su un palco che è la Firenze del Cinquecento − malgrado strappi tanto comici quanto evidenti alla fedeltà storica rilevabili in scenogra fia e scena −, a prender parte a un divertentissimo girotondo di passioni, tradimenti, ingenuità e raggiri. Lo spettacolo è evidentemente da prendere con il giusto desiderio di ridere, perché è proprio questa la reazione che da subito gli attori, nelle loro ben calzate vesti di personaggi singolari e perfettamente comici, suscitano nel pubblico. L'inizio un po' troppo macchinalmente recitato si dimentica subito, poche battute e finalmente ognuno riesce ad entrare nel proprio ruolo, quello di pubblico e quello di personaggio. Dei ruoli che non sono a ffatto lontani l'uno dall'altro, come troppo spesso succede, ma che bensì riescono in più occasioni a entrare in contatto. Sono apprezzatissime le battute a un pubblico che inizialmente e timido, come vogliono la buona educazione e l'abitudine a guardare il palco come lo schermo di un cinema, ma che poi si fa coraggio e partecipa alle battute degli attori, bravi a gestire questi intermezzi. E finalmente ci si rende conto che il teatro è anche coinvolgimento attivo, valore aggiunto che troppo spesso si dimentica.


La trama prosegue, contorta e coinvolgente come deve essere, intrecciata dalla lingua originale dell'epoca, che a sua volta a tratti diventa espediente comico sottile e apprezzato. Uno spettacolo da prendere con la giusta leggerezza, si intende, specialmente alcune colorite battute di fronte alle quali qualcuno puo provare un attimo di disagio, che subito il correre degli eventi sul palco mitigano a dovere. Arriva il finale, curato dal regista in modo forse discutibile e non palesemente comprensibile. Però di certo, e questo nessuno lo nega, si è riso abbastanza.

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