Recensione

Critica teatrale "Un'ora di tranquillità"Vai alla home
Rocco Cavalli

Le vicende umane sono un frenetico, dirompente e inarrestabile susseguirsi di ricerche, furtive o dichiarate rincorse di desideri da soddisfare, di attimi da rubare al tempo per regalarli al proprio io. L’apoteosi di questa umana necessità d’appagare se stessi si raggiunge con due presupposti irrinunciabili, gli stessi presupposti che aprono Un’ora di tranquillità: un inguaribile egocentrico e il banale desiderio di concedersi sessanta minuti di calma per ascoltare un disco introvabile, a dispetto di una patetica situazione famigliare-affettiva da perfetta soap opera. E l’entourage dell’incarnazione – interpretata da Massimo Ghini – di « me, myself and I » non è da meno: stereotipati ambasciatori di tragicomiche bassezze sociali, dalla moglie frustrata al figlio disagiato, personaggi che attenderebbero solo di essere indagati, esplorati e finalmente scoperti nella rappresentazione. Insomma, gli ingredienti caratteriali e il pretesto debolissimo per dare il la agli equivoci da commedia ci sarebbero, ma sono così esageratamente recitati da dare quel sentimento amaro del “televisivo” che illude l’intento indagatore e spigliatamente riflessivo del teatro.

Goldoni piangeva il deperimento subìto dalla commedia dell’arte, delle « favole mal inventate, e peggio condotte senza costume, senza ordine, le quali, anziché correggere il vizio, come pur è il primario, antico e più nobile oggetto della Commedia, lo fomentavano ». Saranno anche cambiati i tempi, saranno diversi gli attori e diverso il pubblico, ma nell’inconquistata ora di tranquillità si devono fare i conti con la stessa disperazione, assistendo all’abbandono di ogni sorta di indagine umana o sociale, dalla potenziale profondità caratteriale dei personaggi alla vicenda da cliché, per l’ingiustificata adesione alla comicità gratuita, privando miseramente il pubblico del fascino narrativo, dinamico e umano che il teatro sa donare, quando allo spettacolo non si sostituisce lo stereotipo.

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