Recensione

Intitolare “Quello che non ho” uno spettacolo che critica la moderna societ'a dei consumi e le sue abitudini 'e ben pi'u di un omaggio a una delle due grandi coscienze italiane del Novecento a cui esso si ispira. Si tratta piuttosto di una (neanche tanto) velata ironia: questo titolo sembra suggerire che al giorno d’oggi importi pi'u quello che non si ha (e si desidera) piuttosto che ricavare le nostre soddisfazioni dagli oggetti che possediamo.
In effetti la magistrale rappresentazione di Neri Marcor'e 'e ben pi'u della semplice rievocazione delle parole di due colossi come Fabrizio De Andr ́e e Pier Paolo Pasolini: nessuno dei due sarebbe stato felice se avesse saputo che l’uomo che li citava come grandi esempi non proponesse a sua volta un’analisi della societ'a contemporanea.
Insieme al suo cast di chitarristi polivalenti e multifunzionali, composto da Giua, Pietro Guarracino e Vieri Sturlini, Neri Marcor'e prende il pubblico per la mano e per il cuore e lo guida alla ricerca di quella “goccia di splendore” del mondo. Tuttavia la goccia rimane introvabile, gli spettatori scoprono invece oceani di vergogna, bruttura e incivilt'a che purtroppo costellano la contemporaneit'a. Cos'ı come il riscaldamento globale innalza in maniera importante il livello dei mari, minacciando di sommergere tutto, anche l’ignoranza fa crescere ogni giorno le maree della troppo spesso sottovalutata sfida alla bassezza del mondo... In questa lucida e per certi versi triste biopsia dell’oggi risiede la vera dedica a Pasolini e De Andr ́e.
Il ritmo ternario che si instaura, “testo pasoliniano” - “considerazione sull’oggi” - “canzone di De Andr ́e”, avvolge lo spettatore nelle sue seducenti spire, e quando le note dell’ultimo accordo si spengono e Pasolini ricomincia a parlare ognuno dentro di s ́e gioisce: lo spettacolo non 'e finito! Ci sono un altro giro e un altro regalo per tutti noi!