Recensione

Critica teatrale "Il malato immaginario"Vai alla home
Rocco Cavalli

Due spettacoli simultanei sono difficili da seguire, se non impossibili. Ma diventano naturali ed affascinanti se come denominatore comune hanno una trama solida, studiata e inevitabilmente coinvolgente: una trama d’autore! Due spettacoli simultanei, così voluti dal testo di Molière come dall’abile regia, sono effettivamente andati in scena mercoledì 25 e giovedì 26 marzo 2015 al Teatro di Locarno, davanti a un pubblico diviso tra leggerezza, freddezza e coinvolgimento, ma uniti dal richiamo della celebre insegna di un’opera che si presenta da sola: ”Il Malato Immaginario” di Molière.

Un teatro che ha cercato la duplicità, trovandola nel testo comico (che proprio in questa caratteristica vede spesso la sua forza) come nell’intelligente scenografia semitrasparente, che ha saputo accogliere e calzare a pennello gli studiati movimenti e l’azzeccata dinamica. Padroni di questa duplicità fra verità e finzione sono stati in primis Gioele Dix, il ”malato” sulla poltrona rossa esattamente al centro della scena — posizione ricoperta di attenzioni che ogni ”malato vero” assume nella propria casa — e Anna Della Rosa, la serva astuta e facilmente controvertibile che si oppone ai capricci dell’insopportabile malato persino fisicamente, ma soprattutto con l’astuta costruzione di un apparente inganno (un aiuto in realtà!) proprio ai danni del padrone ingenuo, così come con il suo grande movimento sulla scena, che fa scivolare anche sul piano dinamico l’antitesi radicale fra il ”povero” malato e la sua serva.

La regia di Andree Ruth Shammah ha saputo restituire, forse a tratti calpestando la fedeltà e il fascino originali, quegli sfoghi che Molière doveva aver nascosto nella sua opera: l’esasperazione nei confronti dei medici — come pure di se stesso, autoammonitosi nel copione — che sembra così limpidamente specchiare la presa di coscenza del tragico, spesso comico e incomprensibile labirinto della psicologia dell’uomo, la consapevolezza della duplice maschera che purtoppo a volte indossano anche le persone più care.

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