Signori e signore, si parte, tutti a bordo della Buena Onda! È così che si è sentito martedì scorso il pubblico del Teatro di Locarno, non come uno spettatore dello spettacolo, bensì come autentica platea del teatro di bordo della Buena Onda. Il “viaggio” si prospetta già inizialmente frizzante e ridanciano, con un Rocco Papaleo in forma smagliante nei panni di un animatore di bordo e un Giovanni Esposito in veste di capitano della nave, nonché responsabile del settore dell’animazione, con uno speciale occhio di riguardo verso Gegè Cristoforis (Rocco Papaleo) e la band de “Gli incompresi”, i quali non perdono mai l’occasione di rifilare pezzi in prevalenza jazz, particolarmente sgraditi dal capitano stesso e dagli spettatori della nave. La rappresentazione prosegue con toni e registri linguistici piuttosto altalenanti ma padroneggiati dagli attori con maestria, ad esempio citando poesie tradotte in dialetto lucano, passando per, a tratti, espressioni volgari tuttavia abilmente abbinate al contesto teatrale, fino ad arrivare ad una forte interazione con il pubblico, invitando a raggiungere la ciurma sul palco come se fossero spettatori reali della Buena Onda o, nel finale, chiamando il pubblico a lanciarsi in una danza. È su questo ballo che occorre soffermarsi particolarmente, per il semplice motivo che occhi superficiali e piuttosto restii potrebbero fraintendere il messaggio che questo balletto vuole realmente trasmettere agli spettatori, ovvero che il divertimento spensierato è racchiuso in ognuno di noi, anche con la forma più banale, come in questo caso una danza semplice e genuina. Inutile poi sottolineare nuovamente la bravura e la capacità da parte di Papaleo ed Esposito di padroneggiare un’arte come quella dell’uso della volgarità, che è forse una delle più ostiche in una rappresentazione teatrale. Elogi vanno anche agli attori che hanno fatto da “contorno” a tutto lo spettacolo, ovvero i musicisti che hanno saputo tenere testa ai due attori protagonisti in maniera ineccepibile.
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