Recensione

Critica teatrale "Buena onda"Vai alla home
Alessandro Longhi

“Sono indignato”. Ecco le parole che di primo acchito, sul momento, ho usato per esprimere il mio disappunto per lo spettacolo teatrale Buena onda andato in scena martedì sera, al teatro di Locarno.
Mi piace andare a teatro, perché reputo l’esperienza appagante,  in grado di portare gioia e permette un accrescimento interiore in ognuno di noi. Tuttavia non è questo il caso.
Lo spettacolo in causa si spinge ben oltre la commedia e varca dei limiti indelebili, creando così nello spettatore sensazioni tutt’altro che piacevoli, e non mi riferisco alla semplice noia.
Mi rifaccio in particolare ad alcune battute completamente fuori luogo, persino oscene, e ad altre che spesso si sono protratte più del dovuto.
Gli attori si sono dimostrati sì preparati, ma poco coinvolti, quasi come se strettamente limitati all’applicazione di un copione sottoposto loro con forza.
L’interazione col pubblico, tanto ricercata dalla parte del palcoscenico, si rivela sin dall’inizio un compromesso necessario per spezzare la monotonia, che come una ragnatela imprigiona al suo interno lo spettacolo e lo spettatore, aggravando ulteriormente la situazione.
La trama, che poteva disporre di un suo perché se giustamente elaborata, si presenta poco efficace;  e con la scena dell’orgia, nella quale ironicamente veniva richiesta una partecipazione attiva da parte del pubblico, giunge al suo culmine, dove a trasparire è l’indignazione di molti e non solo la mia.
L’accompagnamento musicale, invece, si dimostra piacevolmente all’altezza, malgrado anche qui a farla da padrone sia una certa monotonia.
Musicisti a parte, dunque, l’esperienza si  è rivelata tutt’altro che appagante ed è anzi sfociata in disinteresse e disappunto, condivisi spesso dal vicino. Così, uscendo dalla sala ho provato un grande sollievo: a causarlo, però, non è stato ciò che mi aspettavo.

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