Come può vivere un grande pittore in un luogo dove non c’è altro colore che il bianco, nella devastante neutralità di un vuoto? È il 1889 e l’unico desiderio di Vincent è uscire dalle austere mura del manicomio di Saint Paul.
“Vincent Van Gogh - l’odore assordante del bianco” è una sorta di thriller psicologico firmato da Stefano Massini che, con la sua drammaturgia asciutta e tagliente, ma ricca di spunti poetici, offre considerevoli opportunità di riflessione attorno al tema della creatività artistica, lasciando lo spettatore con il fiato sospeso dall’inizio alla fine. Il serrato dialogo tra Van Gogh, interpretato da un intenso Alessandro Preziosi, e suo fratello Theo, propone non soltanto un ampio sguardo sulla vicenda umana dell’artista, ma ne rivela altresì uno stadio sommerso. Nella devastante neutralità del vuoto Van Gogh rivela e racconta la sua disperazione, il suo ragionato tentativo di sfuggire all’immutabilità del tempo e all’assenza del colore alla quale è costretto. Al regista Alessandro Maggi è affidato il compito di modulare le infinite e intrinseche variabili di questo toccante testo.