Commedia della maturità di Molière, “La scuola delle mogli” rappresenta forse uno dei punti più alti della sua drammaturgia. Con la vicenda di Arnolfo, che crede di aver allevato nell’ignoranza come perfetta moglie la giovane Agnese, Molière esprime in realtà una tragedia, quella di un uomo che ama, ma che non sa suscitare amore e che ne è disperatamente cosciente. Un’angoscia la sua, che va di pari passo con l’elemento comico, talvolta di difficile coesione nelle rappresentazioni. L’elemento comico del testo è costruito sull’angoscia tutta umana – e anche molto attuale – di Arnolfo, che Cirillo interpreta con una magistrale gamma di sfumature dal grottesco al sofferente, muovendosi in un territorio ideale a metà strada tra la levità sanguigna di un fabliau medioevale e la raffinatezza di un marivaudage ante-litteram. La grande abilità registica si riflette anche
nell’innesco di movimenti quasi coreografici, come le azioni improvvise sotto luci stroboscopiche dei personaggi, l’inserimento di elementi moderni, come gli accenni canterini pop di Orazio e l’utilizzo
degli splendidi costumi damascati. Perfetta poi la grazia nevrotica e tutta implosa di Valentina Picello, che regala un'Agnese di rara intensità e mai banale.