I maneggi per maritare una figlia

commedia in due atti di Nicolò Bacigalupo
con Tullio Solenghi (Steva), Elisabetta Pozzi (Giggia), Stefania Pepe (Cumba), Laura Repetto (Matilde), Isabella Loi (Carlotta), Federico Pasquali (Cesare), Pier Luigi Pasino (Pippo), Riccardo Livermore (Riccardo), Roberto Alinghieri (Venanzio)

regia Tullio Solenghi
coproduzione Teatro Sociale Camogli, Teatro Nazionale di Genova, Centro Teatrale Bresciano
durata 2 h. con intervallo

La commedia più amata e celebre del repertorio goviano è ambientata nella Genova degli anni ’50. Steva (Stefano) un uomo semplice è continuamente vessato dai rimbrotti della moglie Giggia (Luigina) impegnata nella spasmodica ricerca di un “buon partito” per maritare la loro unica figlia Matilde. In casa di questa famiglia moderatamente benestante ha inizio un continuo andirivieni di candidati più o meno papabili che genera un crescente vortice di malintesi, gag, battibecchi e risate.
La Giggia è pronta a fare “carte false” per garantire all’erede e a tutta la famiglia un futuro di agi e ricchezze. Ma si sa le cose non vanno mai come si vuole soprattutto quando si ricorre agli intrighi e tutto finirà come aveva previsto il bonario, ma non certo stupido, Steva. Un personaggio in cui Govi è stato indimenticabile grazie anche al suo riadattare la commedia di Nicolò Bacigalupo su se stesso. Un livello difficile da raggiungere e da imitare, un’impresa in cui solo Tullio Solenghi si è potuto cimentare riuscendoci con successo.

 

Per entrare nel personaggio Solenghi si sottopone ogni sera a lunghe sessioni di trucco e il risultato è davvero sorprendente: appena entra in scena sembra proprio di rivedere il grande Gilberto. Del resto l’attore stesso scherzando ha parlato di clonazione necessaria per riportare quel personaggio esattamente così com’era. E in effetti Solenghi è fedele in tutto, drammaturgia di scena, battute, gestualità, ammiccare, camminata. In ogni passaggio sembra di essere catapultati nel video RAI registrato nel 1959 con la regia di Vittorio Brignole.


E così lo spettatore si trova davanti la stessa tappezzeria, gli stessi arredi, gli stessi particolari, compresa la stampa del porto di Genova nel ‘700. Livermore per la scenografia ha scelto di usare colori tra il grigio e il viola pallido, per restituire la suggestione delle immagini Tv di quei tempi. Un’operazione che poteva essere rischiosa temendo il confronto ed invece si è dimostrata vincente. I genovesi amano il loro passato, amano ancora Govi e amano anche Tullio Solenghi, ora più che mai. Accanto a lui nel ruolo di Giggia un’altra regina delle scene, Elisabetta Pozzi, che a differenza di Solenghi non ricalca il modo di recitare di Rina Govi, ma ne dà una sua particolare intepretazione che comunque riporta quella che è la sua anima ligure.

Recensioni a cura degli studenti

 

Associazione “Amici del Teatro di Locarno”, promuove il concorso di critica teatrale “Teatro di Locarno in ascolto” riservato agli studenti delle scuole superiori del locarnese.

Lo scopo è quello di sollecitare nei giovani spettatori lo spirito di osservazione, la capacità di analisi e di racconto di una rappresentazione vista a teatro, stimolandoli così a una partecipazione interattiva.

Gli studenti che assisteranno agli spettacoli in cartellone avranno la possibilità di scrivere un commento/recensione sul lavoro teatrale visto.

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